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Benvenuti nel Santuario di Capo Colonna, intitolato alla Madonna di Capo Colonna. Le prime notizie sulla chiesa risalgono al Cinquecento quando il promontorio Lacinio fu soggetto ad invasione turca. Alcune fonti scritte ci raccontano della storia di questo Santuario; la prima testimonianza deriva dal “Libro dei Miracoli”, compilato nel 1598. Tramanda che nel 1519 esisteva a <<Capo delle Colonne una chiesa, dove si venerava una sacra immagine della Vergine detta del Capo.
Racconta ancora che nel giugno dello stesso anno i turchi approdarono sul promontorio saccheggiando la chiesa e tentando invano di bruciare la Sacra Immagine. Un’altra fonte“Nota delle chiese e dei luoghi pii ecclesiastici…. risalente al 1777, menziona che sul Capo Lacinio esistevano due chiese: quella scomparsa, dedicata a San Carlo Borromeo e alla Madonna del Rosario, e quella “rurale”, della Madonna del Capo. Per avere un’idea di quale fosse l’aspetto della chiesa bisogna fare riferimento alla “Relazione sulla visita eseguita alla chiesa della B.V. di Capo Colonna dal Vescovo di Crotone Leonardo Todisco Grande” del 1839.
Leggendo il testo, si scopre che l’edificio si articolava in una cappella con annessa sacrestia, con ai lati due stanze. L'interno presentava un altare maggiore sormontato dal quadro della B.V. di Capo Colonna e altri due altari, uno dedicato a San Giuseppe e l’altro a S. Anna. Nel 1865 il “fondo Capocolonne” passa da proprietà della chiesa a quella del comune, che mettendolo all’asta lo aggiudica al barone Luigi Berlingeri, membro della notabile famiglia crotonese.
I Berlingeri furono promotori di numerosi interventi di restauro, iniziati sul finire dell’Ottocento. Nel 1897, in una ristrutturazione promossa da Anselmo Berlingeri, la chiesa fu dotata di alcune bellezze architettoniche. Ancor prima, nel 1882, Gabrielina Berlingeri aveva donato l’altare centrale marmoreo. Oggi il Santuario si presenta a pianta rettangolare coperta con volta a botte realizzata con le tipiche bubbole in laterizio, gli altri tre lati si distinguono per l’essenzialità delle loro linee architettoniche. Al centro della fronte principale, scandita da due ampie lesene lisce coronate da guglie con alti pinnacoli a forma di cono su zoccolatura modanata, si apre un ingresso sormontato, nell’ordine, dalla lastra marmorea che reca, incise le parole VENIT IN ADJVTORIVM POPULO DEI, da un’edicola quadrangolare vuota e da una triplice cornice a semicerchio schiacciato.
Centralmente si erge il timpano con cornice con elementi “fiammeggianti” e sormontato da una croce. Sul versante sud del corpo principale della chiesa s’innalza un piccolo campanile a pianta ottagonale dotato di tre aperture oltre l’ingresso e di un bel fastigio piramidale con croce metallica sulla sommità. Il 13 maggio del 2012 è stato inaugurato il nuovo portale in bronzo realizzato dallo scultore calabrese Mario Strati in una fonderia di Reggio Calabria. La porta bronzea racchiude i temi più cari e rappresentativi della tradizione della fede. In particolare l’idea dei fedeli che circondano la sacra Icona sullo sfondo di un promontorio immerso nella dimensione mediterranea sottratto miracolosamente al caos della contemporaneità.
Oltrepassato il portale, nel 2005, il sacerdote D. Bernardino Mongelluzzi, per incrementare la devozione verso la Beata Vergine, ha affidato all’artista Anna Carillo la realizzazione del mosaico che decora il pavimento. Sulla parete sinistra è appesa una grande croce di legno nero con immagine dipinta del Cristo. Ai suoi piedi, una sorta di pergamena, anch’essa lignea, reca la data 1701 e riporta il nome del dedicante, tale Antonio D'Olìvadi. Nella parete opposta murata la lapide marmorea con intarsi policromi posta dal patrizio crotonese Bonaventura Sculco, datata 1834.
Proseguendo sono poste, una per lato, le riproduzioni dei dipinti del Boschetto e del De Falco conservati nella cappella della Vergine del Capo in Cattedrale, eseguite nel 1994 e 1995 da Francesco Barberio, artista locale, su incarico di don Bernardino Mongelluzzi, Rettore del Santuario, come si legge in calce a ciascuna tavola.
Le circondano cornici convesse in calcarenite gialla, adoperata fra l’altro, anche per lo zoccolo che corre lungo le pareti, della navata, per le modanature che inquadrano il ciborio, per i davanzali dei finestroni, per la colonnina in stile dorico che regge la conca battesimale. Sulla parete rettilinea del fondo campeggia una riproduzione dell’icona mariana custodita in Cattedrale, eseguita dal pittore napoletano Filippo De Falco e consacrata nel 1913.